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Visualizzazione dei post da giugno, 2012

Maternity blues

Qualche giorno fa sono stata al cinema con un’amica per vedere il film Maternity Blues. Oggi, a distanza di tante ore dalla visione, sono ancora oppressa dai sentimenti trasmessi dall’opera. Infanticidio. Una madre che uccide il proprio figlio: quale disperazione, quale sconfinata solitudine, quale tormento spirituale, quale prigione interiore invadono la donna che uccide, distrugge, soffoca, fa scomparire, allontana per sempre, nega, annega, elimina il figlio? Il proprio figlio, la propria creatura, una parte di sé. Mi pare lecito considerare questi atti al pari di un suicidio. La donna elimina una parte di sé e, presa coscienza di ciò, desidera spesso completare ciò che ha iniziato, desidera morire. Sento compassione per queste donne abbandonate in un purgatorio che assomiglia all’inferno, tanto da chiedermi senza cinismo e senza ipocrisia, se dovesse essere data loro la possibilità di farlo, di mettere fine alla propria sofferenza, invece che vivere con la insostenibile cons